Il cinema, grande fonte d’ ispirazione, ha sempre accompagnato i miei passi suggestionando esponenzialmente i miei ragionamenti e pensieri di ogni giorno. Solo in fase adolescenziale però ho riconosciuto la recitazione come traguardo da raggiungere.
Alcuni dei grandi capolavori della settima arte hanno formato l'uomo che sono, a partire dalla mia propensione per la ricerca linguistica e della corretta pronuncia. The Lobster diretto da Yorgos Lanthimos, The Game di David Fincher e Il Grande Gatsby diretto da Baz Luhrmann sono alcuni di essi.
La conoscenza del mio io come individuo, una componente che tutt'ora perseguo, mi ha portato a voler essere protagonista di quelle scene, nelle quali riverso tutto me stesso e gran parte delle mie esperienze di vita.
Ogni personaggio che interpreto ha insito dentro di sé elementi inseparabili del mio essere. Durante la scena non posso far altro che lasciar scorrere il flusso delle parole e i movimenti in maniera genuina, sforzandomi di non tramutare nel personaggio ma lasciando che esso resti un elemento strutturale della recita. Credo che la recitazione riguardi inevitabilmente lo studio della caratterizzazione, ma per la maggior parte si concentri sulla conoscenza di se stessi. Mi ha sempre affascinato la frase “γνῶθι σεαυτόν”, in greco antico, che significa “conosci te stesso”. Questa semplice asserzione per me è un’importante lezione di vita, la osservo scrupolosamente.
L'interpretazione di personaggi particolari e l'immedesimazione sono stati oggetto di una ricerca che coltivo sin dalla tenera età. Da bambino infatti imitavo le persone per le quali provavo forte antipatia; sbeffeggiando e deridendo i suddetti intrattenevo gli amici d'infanzia e mi divertivo. Può sembrare strano ma al tempo quelle imitazioni non avevano solamente uno scopo ludico, ma dal mio punto di vista avevano anche un risvolto etico, credevo di poter dare loro una lezione: “Le persone, spesso, vedono nel proprio specchio solo ciò che vogliono vedere ma, nella maggior parte dei casi, non corrisponde alla realtà.” In quinta elementare presi una nota da tutte le mie insegnanti per averle imitate: evidentemente avevo fatto un bel lavoro, concentrandomi sui dettagli.
Durante gli studi nelle scuole superiori, che non sembravano finire mai, percepivo le materie scolastiche distanti da me, e l’interesse per l’allenamento fisico e il ragionamento logico nel gioco degli scacchi mi affascinava maggiormente. In quel periodo particolare riservavo pochi momenti lontani dagli obblighi scolastici, nei quali, con un gruppo di amici inscenavamo dei piccoli corti amatoriali, frutto della mia immaginazione: così mi sono avvicinato all'analisi della sceneggiatura, a una primordiale regia e fotografia.
Trasfigurare in immagine le mie proiezioni mentali dando vita a vicende e personaggi stimolava la mia creatività e mi rendeva molto felice.
La passione per la dizione mi ha persuaso ad approfondire materie ad essa legate. La preparazione in recitazione, fonetica, ortoepia, teatro e doppiaggio è stata indispensabile per la creazione dei corsi di dizione per public relators e professionisti della voce, nei quali ho rivestito la figura di docente. Già prima che insegnassi, sentivo la necessità di spingermi oltre: ambivo a ruoli attoriali di primaria importanza.
Ho interpretato, per esempio, Fiorenzo Vargas, il coprotagonista, nel film Metamorfosi dell'essere di Mirko Zaru e in altri metraggi ancora in lavorazione.
Esplorare ogni linguaggio e genere cinematografico per me significa continuare a crescere senza mai smettere di sorprendermi.